Fiducia: i genitori ce la fanno

Fiducia: dal latino derivato di fidĕre, fidarsi, confidare, avere fiducia in, contare su, credere, sperare, aver fiducia che, aver fede.

Di fronte ad un lutto sono diversi gli atteggiamenti manifestati.

Generalmente il tentativo dell’interlocutore di fronte al dolente è di riparare:

  • Riparare alla propria sensazione di disagio avvertita alla presenza della sofferenza altrui, sminuendo la pena o cambiando discorso;
  • Riparare al dolore del sofferente offrendo soluzioni preconfezionate:
    • probabilmente le soluzioni che hanno funzionato nell’esperienza di chi le offre;
    • probabilmente le soluzioni che statisticamente sembrano essere più efficaci;
    • probabilmente le soluzioni che sono state insegnate.

Se è dannoso sminuire la pena dell’altro e non offrirgli l’occasione di esprimere il suo dolore, riuscendo a stare autenticamente insieme a lui in quel momento, tentare di riparare con soluzioni preconfezionate non è sempre efficace, poiché ognuno di noi è unico: unico nella sua storia, nella personalità, nella particolare sensibilità, unico nel suo bisogno di cura.

A mio parere la più importante espressione da manifestare di fronte al sofferente, non è dunque il proprio sapere, la propria esperienza, la propria sofferenza o la compassione, bensì la fiducia nelle sue capacità di farcela.

Fiducia: atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità. (Treccani)

La fiducia è il sentimento capace di produrre sicurezza e tranquillità.

Il lutto è un dolore profondo, inquieto, spaventoso, che non può essere riparato da nessuno, se non da colui che lo esperisce.

Lui stesso è chiamato ad attraversare la sua pena e se potrà farlo supportato da qualcuno che gli infonde sicurezza e tranquillità, il suo cammino sarà più agevole.

La fiducia presuppone ascolto e presenza autentica.

Cos’è la Fiducia?

Fiducia significa attendere che il sofferente maturi in autonomia la necessità di ascoltare se stesso, cercando così parole con cui nominare i suoi bisogni, poi altri pensieri attraverso cui tentare di trovare risposte ai bisogni, poi altre parole che fungeranno da soluzioni, oppure no, staremo a vedere strada facendo: insieme.

Fiducia è confidare nelle capacità personali del sofferente di fare fronte alla morte di un figlio, senza bisogno di indorare la pillola, costruendo dimensioni parallele in cui fare come se fosse altro da ciò che è, persino ancora vivo.

Fiducia è credere che quand’anche il sofferente dimenticasse il dolore causato dalla morte, mai e poi mai potrà dimenticare i suoi figli deceduti.

Fiducia è contare sul fatto che si possano trovare mille modi diversi per fissare un ricordo e che sia compito di colui a cui il ricordo appartiene trovare il proprio modo di fissarlo, se vuole, oppure dimenticarlo, persino rimuoverlo.

Fiducia è avere fede nel fatto che ognuno di noi ce la possa fare, con le proprie risorse.

fiduciaFiducia è sperare di vedere crescere la fiducia degli operatori della salute (coloro che si occupano di supportare nel processo di elaborazione del lutto) nella nostra capacità di farcela e nel fatto che, per loro, ogni esperienza alla quale assistono, sia l’occasione di conoscere sempre meglio qualcosa che non sarà mai svelato fino in fondo, poiché siamo tutti unici e ognuno di noi mostrerà loro aspetti peculiari della propria unicità.

L’osservazione della nostra resilienza diventerà il loro patrimonio professionale.

La loro capacità di avere fiducia in noi, accompagnandoci senza sostituirsi a noi, sarà il valore aggiunto grazie a cui la nostra resilienza potrà esprimersi al meglio.

Il patrimonio comune inestimabile è la scoperta di avere, insieme, costruito profonde relazioni umane.

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